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Riunione di coordinamento DPR 177/2011

Si è svolta il 2 Luglio 2018, una riunione di coordinamento tra Consorzio ed imprese consorziate al fine di approfondire la conoscenza di principali obblighi di sicurezza nell’ambito di ambienti in spazi confinati;

Motivo di approfondimento sono le procedure operative d’intervento, le fasi lavorative, i DPI da utilizzare e la gestione dell’emergenza e del possibile infortunato.

 

Docente formatore: Presidente Francesco Nito.

Aziende associate SECUR ITALIA prsenti:

– VENICE CONSORZIO

– C.N.I. SRL

-VENICE GROUP SRL

– NAVAL PROJECT SRL

– STABIA IMPIANTI SRL

 

Incontro formativo per gli associati del 26 Aprile 2018

Alla presenza del Presidente Francesco Nito, e della docente formatrice Bernobich Fulvia si è svolto, presso la sede formativa di Viale San Marco,36 – Monfalcone(Go) l’incontro formativo  e dibattito  inserito nel progetto annuale di “ Vantaggi per gli Associati???.

Riunione formativa sulle procedure migliorative da adottare nelle fasi lavorative di costruzione navale ,calcolo delle probabilità del rischio e interventi di protezione

La soddisfazione è stata la presenza numerosa e  attiva dei partecipanti che hanno avuto modo di approfondire ed esprimere dubbi e perplessità. Tale incontro sarà replicato in tutte le sedi territoriali dell’Associazione.

A tutti i discenti,è stata rilasciata un’ attestazione di frequenza ,valevole come credito formativo.

In foto:

A Sinistra: Presidente Associazione Secur Italia, Francesco Nito

A Destra: Docente Formatrice, Fulvia Bernobich

Vantaggi per gli associati

Rischio stress lavoro-correlato: obbligo o opportunità?

L’obiettivo principale della valutazione del rischio stress lavoro-correlato concerne l’identificazione di eventuali criticità relative a quei fattori di Contenuto del lavoro (carico di lavoro, orario, pianificazione dei compiti, ecc.) e Contesto del lavoro (ruolo, autonomia decisionale, rapporti interpersonali, ecc.) presenti in ogni tipologia di azienda e organizzazione.

Successivamente, partendo dall’analisi dettagliata delle criticità emerse, si prosegue implementando un’adeguata gestione del rischio, che consente di migliorare le condizioni di lavoro e dei livelli di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, impattando positivamente sulla competitività delle aziende e sulla qualità dei prodotti e dei servizi erogati.

La valutazione del rischio stress lavoro-correlato viene elaborata partendo dall’analisi documentale relativa:
– all’organizzazione del lavoro;
– alla gestione della sicurezza;
– agli indicatori aziendali correlati allo stress (quali ad esempio gli indici infortunistici, l’assenteismo e la frequenza nella cessazione dei rapporti di lavoro).
La valutazione prosegue con l’esame dei contenuti del lavoro e del contesto all’interno del quale i lavoratori svolgono la propria attività (vengono quindi presi in considerazione fattori quali: il carico e il ritmo di lavoro, le caratteristiche dell’ambiente di lavoro, la presenza di rapporti interpersonali, la possibilità di evoluzione della carriera etc.).
Sulla base dei dati raccolti vengono individuati i livelli di rischio per le varie mansioni e le eventuali misure di prevenzione e protezione da attuare.
Le attività che le aziende dovranno svolgere per assolvere all’obbligo di valutazione e gestione dei rischi
stress lavoro correlati, non rappresentano soltanto un costo e un dovere per il datore di lavoro, ma
decisamente un’opportunità di investimento vantaggioso in termini di riduzione dei costi, aumento della
produttività e miglioramento dell’immagine aziendale.

I tecnici di Associazione Secur Italia sono disponibili per informazioni e chiarimenti in merito alla valutazione del rischio stress lavoro-correlato, contattando il numero di telefono 0818718276 o via e-mail:info@securitalia.net offrendo un servizio di valutazione del rischio stress lavoro-correlato perfettamente allineato alle direttive del Testo Unico sulla sicurezza ed agli accordi  mettendo al riparo le aziende dai rischi connessi allo stress lavorativo e dalle sanzioni per l’omissione o la cattiva e/o insufficiente valutazione di questo rischio.

 

Verifiche periodiche obbligatorie delle attrezzature da lavoro.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di sottoporre a verifiche periodiche le attrezzature elencate nell’Allegato VII del Decreto legislativo n. 81/2008 con la frequenza indicata, per garantire la sicurezza dei lavoratori.

 

Cosa deve fare il datore di lavoro
Il datore di lavoro che mette in servizio un’attrezzatura di lavoro deve darne comunicazione immediata all’Inail (ex Ispesl) territorialmente competente, che assegna un numero di matricola identificativo dell’attrezzatura e lo comunica al datore di lavoro.
Successivamente, il datore di lavoro deve fare richiesta entro i termini previsti, per sottoporre l’attrezzatura alle visite periodiche, classificate come prima verifica e verifiche successive alla prima.( SANZIONE: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro il datore di lavoro e il dirigente)
La prima delle verifiche periodichedeve essere richiesta all’Inail (ex Ispesl) territorialmente competente. Le verifiche periodiche successive alla prima devono essere richieste alle Asl o ai soggetti abilitati.
La prima delle verifiche periodiche deve essere effettuata entro 45 giorni dalla richiesta.
La prima delle verifiche periodiche
Prima della scadenza del termine per l’esecuzione della prima delle verifiche periodiche stabilito dall’Allegato VII del D.Lgs. n. 81/08, il datore di lavoro deve richiedere all’Inail territorialmente competente l’esecuzione della prima delle verifiche periodiche.
In particolare, per i carrelli a braccio telescopico, le piattaforme autosollevanti su colonne, gli ascensori e montacarichi da cantiere e gli idroestrattori a forza centrifuga, già messi in servizio alla data del 23 maggio 2012, la richiesta di prima verifica periodica costituisce anche adempimento dell’obbligo di comunicazione all’Inail (ossia la “vecchia” domanda di immatricolazione e relativo libretto).

  • Come richiederla – All’atto della richiesta di verifica, il datore di lavoro deve indicare il nominativo del soggetto abilitato, pubblico o privato, del quale Inail può avvalersi nel caso non sia in grado di effettuare direttamente la verifica entro 45 giorni. Il datore di lavoro individuerà tale nominativo tra quelli iscritti in un apposito elenco messo a disposizione dei datori di lavoro a cura dell’Inail.
    Per la prima delle visite periodiche la modulistica, l’elenco dei soggetti abilitati e il tariffario sono consultabili sul sito dell’Inail.

Verifiche periodiche successive alla prima
Con la periodicità prevista dall’Allegato VII del D.Lgs. n.81/08 e prima della scadenza del relativo termine, l’esecuzione delle verifiche periodiche successive alla prima alla Asl competente per territorio o a un soggetto abilitato.

Quale documento si utilizza per registrare i controlli di manutenzione?

Il documento di riferimento è il Registro di Controllo che deve riportare nel dettaglio la descrizione di tutti gli interventi eseguiti. Più dettagliati sono i riferimenti ai controlli e agli interventi eseguiti e più facile è tenere sotto controllo l’efficienza e la sicurezza dell’attrezzatura di lavoro

Che cos’è il Registro di Controllo?

Il Registro di controllo è un documento predisposto dal datore di Lavoro nel quale vengono registrati per ogni attrezzatura tutti gli interventi di manutenzione, sostituzione di parti ed altre informazioni utili a dimostrare che la sicurezza nell’uso dell’attrezzatura è sempre garantita.

 A cosa serve la prima delle verifiche periodiche?

La prima verifica periodica serve a:

Identificare l’attrezzatura di lavoro in base alla documentazione allegata alla comunicazione di messa in servizio inoltrata al Dipartimento INAIL territorialmente competente, controllandone la rispondenza ai dati riportati nelle istruzioni per l’uso del fabbricante. In particolare devono essere rilevate le seguenti informazioni:

  • nome del costruttore.
  • tipo e numero di fabbrica dell’apparecchio,
  • anno di costruzione.
  • matricola assegnata dall’INAIL in sede di comunicazione di messa in servizio.

Si deve inoltre prendere visione della seguente documentazione:

  • dichiarazione CE di conformità;
  • dichiarazione di corretta installazione (ove previsto da disposizioni legislative);
  • tabelle/diagrammi di portata (ove previsti):
  • diagramma delle aree di lavoro (ove previsto);
  • istruzioni per l’uso.

2             accertare che la configurazione dell’attrezzatura di lavoro sia tra quelle previste nelle istruzioni d’uso redatte dal fabbricante;

3             verificare la regolare tenuta del Registro di Controllo ove previsto dai decreti di recepimento delle direttive comunitarie pertinenti o, negli altri casi, delle registrazioni di cui all’articolo 71, comma 9, del d.lgs. n. 81/2008;

4             controllare lo stato di conservazione dell’attrezzatura;

5             effettuare le prove di funzionamento dell’attrezzatura di lavoro e di efficienza dei dispositivi di sicurezza. Al fine di assicurare un riferimento per le verifiche periodiche successive, dovrà essere compilata la scheda tecnica di identificazione che successivamente costituirà parte integrante della documentazione dell’attrezzatura di lavoro.

A cosa servono le verifiche periodiche successive alla prima?

Le verifiche periodiche successive alla prima serve ad accertare:

  • la conformità alle modalità di installazione previste dal fabbricante nelle istruzioni d’uso,
  • lo stato di manutenzione e conservazione,
  • il mantenimento delle condizioni di sicurezza previste in origine dal fabbricante specifiche dell’attrezzatura di lavoro e l’efficienza dei dispositivi di sicurezza e di controllo.

Nel corso delle verifiche periodiche, sulle gru mobili, sulle gru trasferibili e sui ponti sviluppabili su carro ad azionamento motorizzato, in esercizio da più di 20 anni, devono essere esibite dal datore di lavoro le risultanze delle indagini supplementari .

*Esempio di targhetta di identificazione

 

 

Sicurezza sul lavoro e tutela della salute nella movimentazione manuale di carichi

Quadro riepilogativo dei pericoli e delle possibili misure di sicurezza

Per escludere infortuni e danni alla salute connessi alla movimentazione manuale di carichi o al loro trasporto con agevolatori semplici, è necessaria una perfetta armonizzazione dell’intero processo di movimentazione merci che comprende le seguenti fasi:

  • preparazione (pianificazione, messa a disposizione degli agevolatori, sistemare il carico pronto per essere trasportato)
  • sollevamento del carico
  • movimentazione manuale o con agevolatori
  • deporre il carico e assicurarlo convenientemente

 

Il seguente quadro riepilogativo è uno strumento utile per preparare i lavori, per analizzare le fasi di trasporto e per trovare soluzioni pratiche.

 

Attività: Sollevamento del carico

Pericoli Possibili misure di sicurezza
Carico da trasportare: Spigoli vivi o bave, punti di schiacciamento, imballaggi difettosi.

 

Conseguenze: ferite da taglio, contusioni.

  • Valutare il carico prima di afferrarlo. Attenzione, niente fretta!
  • Usare imballaggi o contenitori appropriati.
  • Riparare gli imballaggi difettosi.
  • Eliminare o coprire gli spigoli vivi o le bave.
  • Usare guanti di lavoro o manopole protettive di cuoio.
  • Richiedere o far effettuare delle modifiche costruttive
Carico troppo pesante, postura non corretta.

 

Conseguenze: stiramenti, strappi muscolari, danni alla colonna vertebrale.

  • Non trasportare manualmente i carichi troppo pesanti: perciò usare agevolatori, frazionare il carico o trasportarlo in due.
  • Avere cura della corretta posizione del corpo in fase di sollevamento (tecnica di sollevamento corretta). Evitare torsioni del tronco in fase di trasporto
Carico che scivola per terra o sfugge di mano.

 

Conseguenze: escoriazioni, contusioni, fratture.

  • Pulire il materiale prima di trasportarlo.
  • Usare agevolatori adatti, quali organi di presa a pinza, a ganci, a calamita.
  • Usare guanti con superficie antiscivolo.
Spostamento, rovesciamento del carico.

 

Conseguenze: escoriazioni, ferite da taglio, contusioni, fratture.

  • Depositare e accatastare in modo sicuro il materiale trasportato.
  • Disfare le cataste dall’alto verso il basso.

 

 

Attività: Movimentazione manuale del carico

Pericoli Possibili misure di sicurezza
Postura non corretta.

 

Conseguenze: stiramenti, strappi, mal di schiena, danni alla colonna vertebrale.

  • Distribuire uniformemente il carico sui dischi intervertebrali mantenendo eretta la parte superiore del corpo, ossia con la schiena diritta (tecnica corretta di sollevamento).

 

Scarsa collaborazione tra le persone coinvolte.

 

Conseguenze: stiramenti, strappi muscolari, danni alla colonna vertebrale, contusioni, fratture.

  • Concordare prima le fasi del trasporto e i comandi da usare.
  • I comandi devono essere dati da una sola persona.
  • Istruire e promuovere il lavoro di squadra.
Urto contro strutture fisse od ostacoli.

 

Conseguenze: contusioni.

  • Tenere libere le vie di trasporto.
  • Usare solo le vie di trasporto sufficientemente larghe.
  • Evitare la fretta
Scivolare su fondo umido e sdrucciolevole, inciampare in asperità del terreno o contro ostacoli.

 

Conseguenze: stiramenti, contusioni, fratture, ferite alla testa.

  • Vie di trasporto con superfici di calpestio sicure e libere da ostacoli.
  • Garantire una regolare manutenzione delle vie di trasporto.
  • Eliminare immediatamente le asperità del ter reno, ossia buche e ostacoli.
  • Avere cura dell’ordine e della pulizia.
  • In inverno badare al pericolo di ghiaccio.
  • Segnalare i punti pericolosi sulle vie di trasporto.
  • Assicurare una buona illuminazione e prevedere interruttori della luce pratici da azionare
Carichi che limitano la visuale.

 

Conseguenze: contusioni, lesioni gravi da caduta.

  • Trasportare il carico in modo da vedere eventuali ostacoli e asperità del terreno.
  • Evitare di trasportare carichi ingombranti su scale a pioli e scale a gradini.
  • Trasportare in due i carichi ingombranti
Modo inidoneo adottato nella movimentazione di carichi, ad es. le botti.

 

Conseguenze: tagli e contusioni.

  • Usare agevolatori appropriati, ad es. «fassboy».
  • Far rotolare le botti tenendo sempre la mano aperta.
  • Usare i guanti.
Peso eccessivo del carico.

 

Conseguenze: sforzo fisico eccessivo, perdita dell’equilibrio, strappi muscolari, stiramenti, lesioni alla colonna vertebrale e alle articolazioni.

  • Utilizzare agevolatori appropriati.
  • Frazionare il carico.
  • Trasportare il carico in due.
Errata valutazione del baricentro del carico.

 

Conseguenze: perdita dell’equilibrio.

  • Segnare il baricentro sul carico stesso o sull’imballaggio.
  • Aprire i carichi di contenuto sconosciuto per poter valutare correttamente la posizione del baricentro oppure sollevare il carico brevemente da diversi lati
Sopravvalutare le proprie forze, trasportare da soli invece che in due.

 

Conseguenze: sforzo eccessivo.

  • Rivedere l’organizzazione del trasporto.
  • Lavorare in gruppo.

 

 

 

Attività: Movimentazione del carico con mezzi ausiliari di trasporto

Pericoli Possibili misure di sicurezza
Uso di mezzi ausiliari di trasporto inadeguati o danneggiati, disposizione sbagliata del carico.

 

Conseguenze: ferite da leggere a letali – a seconda del tipo e del peso del carico o dell’agevolatore.

  • Lavorare solo con agevolatori adatti: carrelli porta-bombole, carrelli per casse, sacchi, ecc.
  • Controllare periodicamente l’agevolatore.
  • Ritirare immediatamente gli agevolatori danneggiati e farli riparare.
  • Evitare di caricare l’agevolatore su un solo lato.
Urti spingendo gli agevolatori.

 

Conseguenze: contusioni.

 

Ribaltamento del carico a causa di asperità del terreno o di ostacoli.

 

Conseguenze: contusioni.

  • Attenzione: evitare la fretta!
  • Contrassegnare e tenere libere le vie di trasporto.
  • Usare solo vie di trasporto sufficientemente larghe e libere.
  • Eliminare i dislivelli e le asperità nel terreno, quali buche e soglie.
  • In presenza di piccole asperità nel terreno, usare agevolatori con ruote di gomma o pneumatici.
  • Curare l’ordine e la pulizia.
Caduta di carichi instabili, spostamento del carico e ribaltamento dei mezzi di trasporto circolanti a velocità eccessiva, ad es. ribaltamento nelle curve con veicoli sovraccarichi.

 

Conseguenze: ferite da leggere a letali – a seconda del tipo e del peso del carico o del mezzo di trasporto.

  • Fissare i carichi, ad es. con sponde, cinghie, dispositivi di bloccaggio.
  • Usare contenitori adatti per il trasporto.
  • Adattare la velocità per evitare il ribaltamento del mezzo di trasporto o spostamenti del carico nelle curve.
  • Rispettare la portata dell’agevolatore.
  • Non superare la portata dei contenitori usati per il trasporto.
  • Mettere a disposizione contenitori di trasporto in numero sufficiente

 

Attività: Posare e assicurare il carico

Pericoli Possibili misure di sicurezza
Postura non corretta. Conseguenze: stiramenti, strappi muscolari, danni alla colonna vertebrale.
  • Distribuire uniformemente il carico sui dischi intervertebrali mantenendo eretta la parte superiore del corpo, ossia con la schiena diritta (tecnica corretta di sollevamento). Nel posare a terra il carico evitare torsioni del tronco.

 

Impigliamento o schiacciamento delle mani infilate sotto il carico o causa della superficie di appoggio cedevole o non piana.

 

Conseguenze: ferite alle dita o alle mani.

  • Appoggiare il carico prima su uno spigolo.
  • Posare i carichi su superficie resistenti e piane.
  • Usare appoggi adatti quali legname squadrato delle giuste dimensioni
Colpo di frusta degli agevolatori di trasporto quali carrelli a due ruote, bilancieri, leve.

 

Conseguenze: contusioni, fratture, ferite al viso e agli occhi.

  • Non usare agevolatori per lo spostamento manuale di carichi non controllabili con le proprie forze.
  • Tenere lontano il corpo o parti del corpo dalla zona di possibili colpi di frusta degli agevolatori
Ribaltamento del carico, carichi sfuggiti di mano.

 

Conseguenze: ferite da taglio, contusioni, fratture semplici o complicate.

  • Usare accorgimenti contro il ribaltamento.
  • Per quanto possibile, posare a terra il carico in senso orizzontale e non verticale.
  • Deporre il carico sulla sua superficie più grande.
  • Pulire il materiale prima di trasportarlo.
  • Usare agevolatori adatti, quali organi di presa a pinza, a ganci, a calamita.
  • Usare guanti con superficie antiscivolo.

Per maggiori informazioni: info@securitalia.net

Chi è il preposto per la sicurezza? Quando è obbligatorio? Come si incarica il preposto? Quali sono gli obblighi del preposto? Quante ore di formazione deve svolgere?

Chi è il preposto?

Il preposto è la persona che sovrintende all’attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone le corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.

Il preposto è la figura che affianca il datore di lavoro nelle attività di controllo anche quando quest’ultimo non può garantire la sua presenza costante durante le fasi di lavoro.

Il preposto è una delle figure operative più importanti per la realizzazione della sicurezza in azienda!

Quando è obbligatorio il preposto?

Incaricare il preposto è, tranne per casi specifici, una scelta del datore di lavoro.
Incaricare uno o più preposti è in genere consigliato per imprese medio-grandi, per strutturare in modo gerarchico l’organizzazione e garantire un maggiore controllo per l’attuazione delle direttive aziendali anche in materia di sicurezza.

In genere, la figura del preposto è individuata nei capi-squadra, capi-reparto, capi-officina, capi-sala, ecc.; in quanto spetta a loro il compito di sovrintendere e vigilare sulla squadra, sul reparto, sull’officina o sulla sala.

In caso in azienda siano presenti figure che già svolgono i compiti del preposto, è necessario prevedere la loro formazione aggiuntiva per questo ruolo.

Come si incarica il preposto?

L’incarico del preposto deve essere formalizzato, anche a livello contrattuale, specificando la natura dell’incarico e l’ambito dei poteri gerarchici e funzionali.

Quali sono gli obblighi del preposto?

Il preposto deve:

  1. sovrintendere e vigilare sui lavoratori per quanto riguarda il rispetto dei loro obblighi e delle disposizioni aziendali in tema di salute e sicurezza sul lavoro.
  2. verificare che solo i lavoratori che hanno ricevuto istruzioni adeguate accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico.
  3. richiedere l’osservanza delle misure di emergenza e dare istruzioni ai lavoratori che, in caso di pericolo grave e immediato, devono abbandonare il posto di lavoro o la zona pericolosa.
  4. informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato.
  5. astenersi dal chiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato.
  6. segnalare tempestivamente al datore di lavoro le deficienze dei mezzi e delle attrezzature, dei dispositivi di protezione e di ogni condizione di pericolo che si verifica durante l’attività lavorativa.
  7. frequentare appositi corsi di formazione.

Il testo unico della sicurezza prevede responsabilità e relative sanzioni per questa figura.

Quante ore di formazione deve svolgere il preposto?

La formazione del preposto è aggiuntiva rispetto a quella dei lavoratori e considera i compiti da lui esercitati in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
La durata minima del corso preposto è di 8 ore ed è previsto un aggiornamento quinquennale di 6 ore.

La tua azienda ha necessità di un corso per preposto?

La tua azienda necessita di un corso per preposto? Contattaci ora : info@securitalia.net

Che cosa si rischia a lavorare in nero?

Datori di lavoro ma anche lavoratori. Ci vanno tutti di mezzo quando si si scopre un’attività in nero. Le sanzioni sono sempre più pesanti sia per chi paga una persona senza contratto (e quindi risparmia su tasse e contributi) sia per chi si presta a fare qualsiasi cosa pur di portare qualche soldo a casa, a costo di non accumulare alcunché per la pensione o, in alcuni casi, di venire sfruttato. Vediamo, allora, a che cosa vanno incontro entrambi, cioè che cosa si rischia a lavorare in nero.

Lavoro in nero: che cosa rischia l’imprenditore

Il datore di lavoro è quello che ha più da perdere quando chiama qualcuno nella sua azienda per lavorare in nero. Rischia una sanzione da 1.500 a 36.000 euro, ridotta se, precedentemente, c’è stata una violazione regolarizzata.

Nello specifico, cosa rischia il datore di lavoro?

  • se ha impiegato un lavoratore in nero fino a 30 giorni, una sanzione da 1.500 a 9.000 euro;
  • se l’ha impiegato fra 31 e 60 giorni, una sanzione da 3.000 a 18.000 euro;
  • se ha fatto lavorare in nero qualcuno per più di 60 giorni, rischia una sanzione da 6.000 a 36.000 euro.

Il tutto con una maggiorazione che parte dal 20% nel caso in cui a lavorare in nero sia uno straniero o un minorenne. Le sanzioni non sono cumulabili con quelle per omessa comunicazione di assunzione, mancata consegna del contratto al lavoratore, ed omesse registrazioni sul Libro unico del lavoro.

Altra aggravante è quella di avere nell’organico più del 20% dei lavoratori in nero. In questo caso, il datore di lavoro rischia la sospensione dell’attività.

Se a lavorare in nero è un pensionato, che cosa rischia?

Non solo stranieri, minorenni o disoccupati: spesso anche i pensionati cercano di arrotondare l’assegno mensile dell’Inps con qualche lavoretto in nero. Sappiano, però, che se vengono scoperti potrebbero essere costretti a pagare all’Agenzia delle Entrate l’importo Irpef non versato. In pratica, il reddito percepito «sotto banco» viene aggiunto a quello della pensione e, sul totale, si calcola l’aliquota Irpef da pagare.

Peggio ancora se il pensionato ha un’attività propria in nero (un artigiano, ad esempio). Lavorando per altre aziende diventa colpevole di evasione totale. Così, oltre all’Agenzia delle Entrate, busserà alla sua porta anche l’Inps per i contributi non versati.

Lavoro in nero: che cosa rischia il lavoratore?

Per sapere che cosa rischia il lavoratore in nero, bisogna capire qual è stata la sua azione, diciamo così, «scorretta». Ad esempio, se risulta all’Inps o al Centro per l’impiego come disoccupato ma, in realtà, lavora in nero può essere accusato di reato di falsa dichiarazione, ovvero di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico

Che cosa rischia? La reclusione fino a 2 anni.

Inoltre, se come finto disoccupato ha percepito l’indennità di disoccupazione o altri ammortizzatori sociali pagati dallo Stato, rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Ma se ha percepito in questo modo meno di 3.999,96 euro dovrà pagare «solo» una sanzione amministrativa compresa tra 5.164 e 25.822 euro . Il limite massimo della sanzione è il triplo di quello che ha incassato come disoccupato pur svolgendo un lavoro in nero.

Ma c’è di più. Per chi ha avuto degli ammortizzatori sociali e, nel frattempo, abbia svolto un’attività in nero è prevista la decadenza del beneficio: niente più disoccupazione, mobilità o quant’altro. Oltretutto l’Inps (oppure l’Ente che abbia erogato la prestazione) si può riservare il diritto di chiedere al lavoratore la restituzione delle somme pagate ed il risarcimento del danno.

C’è, però, un caso in cui il lavoratore in nero non rischia nulla. Succede quando, nel momento in cui viene accertato il suo rapporto di lavoro, sia dimostrato che non percepisce alcuna indennità di disoccupazione o non beneficia di alcun ammortizzatore sociale. A questo punto, chi lavora in nero non solo non rischia alcunché ma addirittura potrebbe guadagnarci: la sua posizione potrebbe essere regolarizzata una volta che saranno verificati i suoi crediti di lavoro. La patata bollente passerebbe, dunque, al datore di lavoro.

Luoghi di lavoro: Sicurezza degli edifici

 

 LA SICUREZZA DI PORTE E SCALE

PORTE

Le porte in vetro rendono certamente gli ambienti luminosi e accoglienti. Tuttavia, accade spesso che non ci si renda conto della loro presenza. Le conseguenze possono essere molto dolorose: evidenziate le porte di vetro con fasce, strisce, simboli o bande trasversali. Per le porte ad azionamento manuale, inoltre, fate attenzione alle maniglie piegate a gomito per evitare uno schiacciamento della mano.

Utilizzate solo porte e cancelli automatici conformi alle norme di sicurezza vigenti.

SCALE

Le cadute dalle scale sono particolarmente pericolose. Per questo le scale devono essere obbligatoriamente dotate di corrimano, che assicurano sostegno in caso di inciampo.

A seconda di materiale, colore e illuminazione, i gradini possono essere poco visibili e provocare passi falsi. Evidenziate i bordi dei gradini per aumentarne la visibilità.

 

Utilizzate inoltre rivestimenti e profili antiscivolo per garantire un sostegno adeguato; ciò è particolarmente importante per le scale delle zone d’ingresso, dove umidità e sporcizia aumentano parecchio il rischio di scivolare.

 

LA SICUREZZA DEI PAVIMENTI E LA PULIZIA

PAVIMENTI

Per quanto riguarda i pavimenti, fate attenzione a dislivelli e rivestimenti. I dislivelli rappresentano uno dei classici pericoli di inciampo: soglie, pianerottoli o difetti di planarità dovrebbero essere evitati, ove possibile. Lo stesso vale per le aperture a pavimento e le canaline dei cavi aperte. Laddove i dislivelli non possono essere evitati, devono essere chiaramente evidenziati.

Grazie ai rivestimenti antiscivolo, contribuite a garantire anche maggiore sostegno e sicurezza.

 

PULIZIA

Pioggia, neve, ghiaccio, foglie e sporcizia costituiscono un rischio di scivolamento. Gli ingressi degli edifici devono essere sempre ben puliti e controllati per evitare scivolamenti. Sia all’esterno che all’interno!

Con l’uso di un tappeto antisporco, potete anche evitare che umidità e sporcizia penetrino all’interno dell’edificio e aumentino il rischio di scivolare.

Non pulite i pavimenti nelle ore di punta e puliteli solo per settori, evidenziando le zone bagnate o delimitandole.

 

LE VIE DI FUGA

In caso di emergenza – per esempio un incendio – la sopravvivenza di tutto il personale presente nell’edificio dipende dalla rapidità e dalla sicurezza con cui si può fuggire dall’edificio.

Rendete ben visibili le vie di fuga con luci di emergenza e segnali luminescenti.

 

E tenete sempre le vie di circolazione, specialmente le vie di fuga, sgombre da qualsiasi ostacolo!

 

Alle uscite di emergenza, evitate rigorosamente di utilizzare armadietti per chiavi poiché, nella fretta, possono non essere visti e, in condizioni di scarsa illuminazione, diventare autentiche trappole.

 

Attrezzate, invece, le uscite di emergenza con dispositivi di sblocco antipanico, che permettono appunto di sbloccare e aprire le porte con una semplice pressione, consentendo l’uscita verso l’esterno in pochi secondi.

MANEGGIARE L’ ELETTRICITA’ IN SICUREZZA

Si richiede prudenza nel maneggiare apparecchi elettronici e elementi sotto tensione. Controllate regolarmente connettore e cavo. Fate immediatamente riparare impianti difettosi da uno specialista e disattivate la fonte di energia durante i lavori di riparazione.

 

La mancanza di un adeguato isolamento in cavi, connettori e prese di corrente può provocare pericolose scosse elettriche.

 

Garantite inoltre la sicurezza nelle aree esterne e nei bagni tramite l’installazione di interruttori differenziali.

 

 

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Vantaggi per gli associati nell’area Nord-Ovest del territorio Italiano

Così come da progetto formativo di miglioramento e tutela dei lavoratori si è svolto nel mese di febbraio 2018 un incontro formativo per i datori di lavoro /RSPP associati nell’area Nord-Ovest del territorio Italiano e precisamente nella sede di Viale San Marco n. 36 di Monfalcone(Gorizia);

Al termine dell’incontro riservato esclusivamente ai Datori di Lavoro/Rspp, è stata rilasciata ai discenti associati, un’attestazione di aggiornamento ,valevole per il prossimo quinquennio.

*Vantaggio riservato esclusivamente alle aziende associate Secur Italia “Europe Safety Operators???.

VUOI ASSOCIARTI ANCHE TU? FALLO SUBITO!

https://securitalia.net/associati/